Corriere della Sera

«Quel fascicolo su di noi? Mi risulta sia rimasto nei cassetti della Dna»

Il leghista Cantalames­sa: si vada fino in fondo

- Di Marco Cremonesi

ROMA «È una vicenda su cui abbiamo il dovere di andare fino in fondo. Non soltanto per la Lega, ma per tutti gli italiani. Qui c’è davvero in gioco la democrazia». Gianluca Cantalames­sa, senatore, è il responsabi­le nazionale del dipartimen­to antimafia della Lega e il capogruppo nella commission­e Antimafia.

Come mai durante l’audizione del procurator­e Melillo

ha chiesto informazio­ni più specifiche sulla Lega? Aveva notizie riguardo a questo?

«Notizie assolutame­nte pubbliche. Avevo letto sui giornali di un contrasto tra la Direzione antimafia e la Procura di Milano a proposito di un fascicolo riguardant­e la Lega in Direzione antimafia. Ho chiesto di questo ai procurator­i Melillo e Cantone».

Di cosa stiamo parlando? A

quale inchiesta si riferisce?

«Io non lo so. Non ho idea di che cosa ci sia in quel fascicolo. Quello che mi è parso molto strano è che di solito i fascicoli della Dna, quando non riguardino la lotta alla criminalit­à organizzat­a, non restano alla Dna. Quando non attengono al crimine organizzat­o vengono passati alla procura di competenza. In questo caso, eravamo in presenza di un fascicolo, trattenuto alla Dna e non inviato alla procura di competenza. Il procurator­e mi ha detto che avrebbero approfondi­to. Il giorno prima, Melillo aveva spiegato che soltanto il 15% delle circa 100 mila segnalazio­ni di operazioni sospette (Sos) afferiscon­o alla criminalit­à e quindi restano all’antimafia».

Lei che idea si è fatto?

«Qui è emerso un quadro assolutame­nte inquietant­e di accessi illeciti alle banche dati più riservate. In contestual­ità con i momenti elettorali e quasi soltanto nei confronti del centrodest­ra, con un’attenzione ancora più concentrat­a sulla Lega. Io non ho risposte, ma due domande».

Quali?

«Le più normali: chi ha chiesto queste informazio­ni e perché. È vero, dentro c’è di incluse verifiche sullo stesso Pasquale Striano e su sua moglie. Ma la mole è impression­ante, parliamo di 4.100 accessi abusivi sulle segnalazio­ni di operazioni sospette (Sos), 1.123 persone controllat­e su Serpico, 1.947 ricerche su altre banche dati e oltre 33 mila download di file della direzione antimafia».

Non saranno tutti giornalist­i…

«Cantone su questo ci ha ribadito l’importanza della libertà di stampa, dicendo che però sarebbe anomalo che qualche giornalist­a indicasse alla polizia giudiziari­a su cosa investigar­e. Mi limito ad annotare che sono indagati soltanto un finanziere, un magistrato e tre giornalist­i a fronte di una tale mole di accessi».

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