«Quel fascicolo su di noi? Mi risulta sia rimasto nei cassetti della Dna»
Il leghista Cantalamessa: si vada fino in fondo
ROMA «È una vicenda su cui abbiamo il dovere di andare fino in fondo. Non soltanto per la Lega, ma per tutti gli italiani. Qui c’è davvero in gioco la democrazia». Gianluca Cantalamessa, senatore, è il responsabile nazionale del dipartimento antimafia della Lega e il capogruppo nella commissione Antimafia.
Come mai durante l’audizione del procuratore Melillo
ha chiesto informazioni più specifiche sulla Lega? Aveva notizie riguardo a questo?
«Notizie assolutamente pubbliche. Avevo letto sui giornali di un contrasto tra la Direzione antimafia e la Procura di Milano a proposito di un fascicolo riguardante la Lega in Direzione antimafia. Ho chiesto di questo ai procuratori Melillo e Cantone».
Di cosa stiamo parlando? A
quale inchiesta si riferisce?
«Io non lo so. Non ho idea di che cosa ci sia in quel fascicolo. Quello che mi è parso molto strano è che di solito i fascicoli della Dna, quando non riguardino la lotta alla criminalità organizzata, non restano alla Dna. Quando non attengono al crimine organizzato vengono passati alla procura di competenza. In questo caso, eravamo in presenza di un fascicolo, trattenuto alla Dna e non inviato alla procura di competenza. Il procuratore mi ha detto che avrebbero approfondito. Il giorno prima, Melillo aveva spiegato che soltanto il 15% delle circa 100 mila segnalazioni di operazioni sospette (Sos) afferiscono alla criminalità e quindi restano all’antimafia».
Lei che idea si è fatto?
«Qui è emerso un quadro assolutamente inquietante di accessi illeciti alle banche dati più riservate. In contestualità con i momenti elettorali e quasi soltanto nei confronti del centrodestra, con un’attenzione ancora più concentrata sulla Lega. Io non ho risposte, ma due domande».
Quali?
«Le più normali: chi ha chiesto queste informazioni e perché. È vero, dentro c’è di incluse verifiche sullo stesso Pasquale Striano e su sua moglie. Ma la mole è impressionante, parliamo di 4.100 accessi abusivi sulle segnalazioni di operazioni sospette (Sos), 1.123 persone controllate su Serpico, 1.947 ricerche su altre banche dati e oltre 33 mila download di file della direzione antimafia».
Non saranno tutti giornalisti…
«Cantone su questo ci ha ribadito l’importanza della libertà di stampa, dicendo che però sarebbe anomalo che qualche giornalista indicasse alla polizia giudiziaria su cosa investigare. Mi limito ad annotare che sono indagati soltanto un finanziere, un magistrato e tre giornalisti a fronte di una tale mole di accessi».
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