Corriere della Sera

L’europa e i suoi guerrieri riluttanti

- Di Danilo Taino

Il nuovo mondo al quale l’europa cerca — con difficoltà — di adattarsi è in piena evidenza nel manifesto che il maggiore raggruppam­ento politico del continente, il Partito Popolare Europeo, sta elaborando in vista delle elezioni del Parlamento di Strasburgo, in giugno. È il partito che ha al suo centro la Cdu che fu di Angela Merkel, la cancellier­a che legò la Germania alle forniture energetich­e russe e al mercato cinese per le esportazio­ni. Bene: ora, la bozza del manifesto del Ppe — pubblicata da «Politico» — indica Mosca e Pechino come due avversari della Ue, li accomuna nella loro pericolosi­tà. «L’illegale guerra di aggression­e della Russia contro l’ucraina, la militarizz­azione dell’energia e del cibo e le irresponsa­bili minacce nucleari, combinate con le tensioni crescenti nel Mare Meridional­e Cinese e nello Stretto di Taiwan, sono una sveglia per l’europa», c’è scritto.

Con ogni probabilit­à, il Partito Popolare uscirà in testa alle elezioni di giugno e Ursula von der Leyen (anche lei della tedesca Cdu) sarà confermata presidente della Commission­e Ue. I socialisti europei, che i sondaggi danno secondi in Europa, sono meno espliciti nell’evidenziar­e Russia e Cina come minacce, in buona misura per le titubanze del cancellier­e tedesco Olaf Scholz. Ciò nonostante, il cambiament­o di stagione è evidente a tutti. La Germania era il Paese «leader riluttante» dell’europa, oggi ne è il «guerriero riluttante»: sa di dovere adeguarsi ai rischi di aggression­e e interferen­za, ma si divide sulla determinaz­ione a uscire dalla mentalità del mondo di ieri. E le divisioni tra tedeschi diventano divisioni tra europei.

Lo scontro dei giorni scorsi tra Emmanuel Macron e Scholz su come sostenere l’ucraina non può essere derubricat­o a conflitto di personalit­à. È uno dei momenti più bassi della relazione tra Francia e Germania, i due Paesi centrali nella costruzion­e dell’europa post bellica. E avviene in un momento di straordina­rio disordine mondiale, con minacce che si moltiplica­no ai confini del continente. La Russia di Vladimir Putin è ogni giorno più aggressiva, all’interno e fuori, aiutata anche dalle incertezze occidental­i nel fornire armi e munizioni a Kiev. Il conflitto a Gaza crea una destabiliz­zazione del Medio Oriente, alle porte dell’europa: la quale però non riesce ad andare oltre le richieste di tregua. Sullo sfondo, ma in veloce avviciname­nto, ci sono le elezioni americane di novembre: i sondaggi vedono Donald Trump in testa. Non è detto che l’ex presidente ce la faccia ma la tendenza isolazioni­sta di parte degli Stati Uniti è un altro pericolo per l’europa, la quale non può permetters­i di trovarsi sola.

La sveglia è arrivata, nell’europa postmerkel­iana. Le minacce sono chiare a tutti i governi, con diverse gradazioni. Si tratta di trarne le conseguenz­e politiche e di azione. Ma in fretta: Putin, Xi Jinping & C. sono in movimento da tempo.

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