Di Cesare torna in aula dopo il caso La Sapienza valuta provvedimenti
L’omaggio choc alla brigatista Balzerani. La preside di Lettere: idee che uccisero innocenti
Sul post di Donatella Di Cesare, docente di Filosofia teoretica alla Sapienza di Roma, l’ateneo ha già avviato un «iter di valutazione» del quale ha informato la ministra dell’università, Anna Maria Bernini: la responsabile del dicastero — secondo quanto filtra — considera le parole della docente pericolose e incompatibili con l’insegnamento. Nei prossimi giorni «gli organi competenti» dell’istituzione accademica esamineranno l’«addio con malinconia alla compagna Luna» — la terrorista delle Br Barbara Balzerani scomparsa lunedì — che Di Cesare ha pubblicato e subito rimosso dal suo profilo social («La tua rivoluzione è stata anche la mia — il testo del messaggio — . Le vie diverse non cancellano le idee»). In serata la professoressa prova a smorzare i toni: «Ho sempre condannato ogni metodo violento e ogni strategia terroristica, nulla mi sta più a cuore della democrazia. Mi sono subito resa conto che quel post, per la sua stringatezza, poteva dare adito a un fraintendidella mento come purtroppo è avvenuto. Sono molto dispiaciuta per l’incomprensione che ha generato».
E però, dopo lo «sconcerto» espresso dalla rettrice, Antonella Polimeni, anche la preside della facoltà di Lettere e filosofia, Arianna Punzi, si allinea: «Crediamo nella libertà di parola, nel pluralismo delle idee e nel confronto democratico. Ma la possibilità di esprimersi non può essere confusa o sovrapposta alla simpatia manifesta per idee e pratiche che hanno seminato distruzione, ucciso innocenti, utilizzato la violenza come strumento di prevaricazione continua».
In mattinata Di Cesare riappare sui social per rispondere agli attacchi: «Per Salvini sarei una vergogna, per Foti (FDI) sono pericolosa e chiedono la mia rimozione. Per il liberale Calenda di Azione non avrei i “requisiti etici” per insegnare, per Cuperlo (Pd) calpesto la storia del Paese. No comment». Alle 14, alla prima lezione di Filosofia teoretica nell’aula 1 di Villa Mirafiori, capolavoro liberty nel quartiere Nomentano, la titolare di cattedra si mostra serena: nessun cenno alla bufera che l’ha travolta. Cappotto grigio e occhiali da sole, inizia subito a illustrare il programma del corso di laurea triennale: un excursus sul Concetto di storia di Walter Benjamin, filosofo tedesco di origine ebraica «diventato icona della sinistra radicale», dal titolo L’istante del pericolo. A riempire la sala, uno stanzone prefabbricato immerso nel verde tra alberi secolari e una fontana con i pesci rossi, un centinaio di studenti che ascoltano con attenzione e prendono appunti. Tra i temi affrontati il «pacifismo» di Benjamin, «schieratosi fin dalla prima ora contro il nazismo», e la sua visione non progressiva storia che lo porta a scagliarsi contro i seguaci del pensiero marxista, convinti che il periodo di barbarie si sarebbe presto esaurito. La docente si sofferma anche «sull’intuizione di un fenomeno nuovo, la sinistra che diventa destra» da parte dell’autore, morto suicida nel 1940.
Fuori dall’aula, Di Cesare non vuole tornare sulle polemiche di questi giorni: «Adesso devo fare una telefonata, non posso parlare... Quello che dovevo dire l’ho detto, non ho altro da aggiungere. Continuo a fare il mio lavoro». All’ingresso della facoltà in via Carlo Fea — tra i ciliegi in fiore — uno studente la blocca per un attimo: «Mi dispiace, vorrei esprimerle la mia solidarietà... La prossima settimana mi laureo». La professoressa sembra rinfrancata dal gesto di solidarietà («Grazie, in bocca al lupo per la tesi»), poi si allontana da sola nel ventoso pomeriggio romano.
Il nuovo post
La docente ha pubblicato alcuni degli attacchi ricevuti e la scritta: no comment