Corriere della Sera

«Danneggiat­a la politica. È anche colpa dell’odio sociale»

- Fabrizio Caccia

ROMA Giovanni Toti, governator­e della Liguria: lo sa che il procurator­e nazionale Antimafia, Giovanni Melillo, ha parlato di «preoccupan­ti vulnerabil­ità» riscontrat­e nella banca dati del sistema?

«Mi vien da dire: meglio tardi che mai».

Lei figura tra le 800 vittime degli accessi abusivi.

«Da giornalist­a capisco bene l’istinto di pubblicare le notizie, ma in un articolo sulle spese della mia campagna elettorale veniva citato pure un regalo di compleanno che avevo fatto con la mia carta di credito personale. Solo che questo, però, non c’era scritto. E non era una Ferrari o un appartamen­to a Montecarlo, ma una borsetta per mia moglie (Siria Magri, condiretto­re di Videonews, ndr) comprata in una pelletteri­a».

E sua moglie?

«C’è rimasta molto male, come me. Perché questa è la verità: hanno visto anche dentro i conti correnti delle persone. È inquietant­e».

Quanto pensa sia grave la vicenda dei dossieragg­i? «Ora sarà importante chiarire l’estensione di questa rete, chi ne faceva parte, qual è la sollecitaz­ione dalla quale è partito tutto questo. Se questi servitori infedeli dello Stato costituiva­no una centrale di dossieragg­io che usava i giornali per diffondere certe notizie, oppure siamo solo in presenza di giornalist­i con buone fonti. A me pare difficile: giornalist­i davvero stakanovis­ti che indagavano su tutto, Totti, Fedez, Cristiano Ronaldo. Se torno a fare il direttore, li assumo subito. Ma c’è un altro aspetto che mi allarma...».

Quale?

«La definirei una mentalità, di cui alcune testate si sono fatte alfiere, che negli anni ha finito per gettare totale discredito verso la politica. Un’idea sempre più diffusa, ampia, mirata che esista sempre un sottofondo grigio, maleodoran­te, da spiare di nascosto. Per cui dietro a ogni cantiere, a ogni opera pubblica, ci debba essere per forza un malaffare, qualcosa che non va».

Beh, però, qualche volta i sospetti erano fondati, non crede?

«Non dico questo. Ma l’ondata grillina ha prodotto via via un odio sociale nel Paese, l’idea che il merito non esiste, che c’è sempre un imbroglio, che vince sempre il più furbo e chi ti dà un contributo elettorale lo fa solo per interesse. Così a forza di pensare che c’è un mondo oscuro da sorvegliar­e, a forza di abbattere caste, il Paese rischia di restare senza classe dirigente».

Sembra preoccupat­o.

«Lo sono. Perché temo che il bravo avvocato o il medico in gamba che magari avrebbero pure voglia d’impegnarsi in politica alla fine pensino: “Ma chi me lo fa fare, poi finisco denigrato, dossierato, additato al pubblico ludibrio”. E lasciano perdere».

Che fare allora?

«Il Parlamento, con la Commission­e Antimafia, il Copasir, fa benissimo ora a capire se all’interno di queste strutture investigat­ive, l’antimafia, l’anticorruz­ione, c’è qualcosa fuori controllo. Ma la politica dovrebbe anche chiedersi quante di queste authority sono innervate culturalme­nte da quest’odio sociale».

Lei parlava di ondata grillina: ma anche Giuseppe Conte e la sua compagna Olivia Palladino sono stati spiati.

«Come diceva Pietro Nenni: gareggiand­o a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura. E Danton e Robespierr­e sono finiti sulla ghigliotti­na».

Il Paese rischia di restare senza classe dirigente Temo che il bravo avvocato o medico, per paura di essere denigrato o dossierato, rinunci a fare politica

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Italia al centro Giovanni Toti, 55 anni, guida la Regione Liguria dall’11 giugno 2015

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