Fiorello, giullare in equilibrio: bersagli a destra e a sinistra (ma non si offende nessuno)
L’ironia leggera, la comicità trasversale. E quella gag «terrificante»
Comicità trasversale, che i denigratori definiscono innocua, senza tenere a mente la grande differenza tra satira e ironia. La prima graffia, la seconda accarezza, anche se il bersaglio è lo stesso. Uno sport non per questo meno nobile, semplicemente due discipline diverse, come il tennis o il padel. Per questo motivo Fiorello può dire quello che vuole: può attaccare Salvini o Sangiuliano, prendersela con Schlein o Fratoianni, ma il risultato non cambia, nessuno lo mette in croce. È questa la ragione per cui è l’unico che — da dentro — può scherzare sulla Rai senza che ogni volta si scateni un’interpellanza parlamentare. Il solo in grado di far sorridere a destra e sinistra.
Salvatore Merlo sul Foglio ha trovato la giusta sintesi: «A Fiorello, anzi a Ciuri come lo chiama Amadeus, è concesso tutto come ai grandi giullari, quelli che un tempo godevano di diritti speciali di fronte al sovrano perché erano la coscienza ludica del potere, gli unici che potevano dirgli — sotto forma di scherzo — la verità». Trasversale forse anche perché nella cabina elettorale è ondivago, non ha un’idea tetragona, un partito preso. «Non ho un voto fisso — aveva detto al direttore del Tg1 Chiocci —. Se mi piace una persona voto per quella persona. Le ultime tre volte ho votato due volte per uno schieramento e un’altra per un altro schieramento. Voto le idee, non l’appartenenza».
Il giudizio a sorpresa su Fiorello lo ha dato lui stesso: «Mi guardo da fuori e mi dico: ma io che so fare? La verità? Mi sento artisticamente sopravvalutato. Giuro. Non penso di essere così bravo, non sono ‘sto fenomeno. Ce ne sono molti migliori di me. Se penso alle imitazioni ne trovo almeno dieci più bravi. So cantare, ma l’Italia è un Paese di cantanti e ce ne sono almeno 190mila più dotati di me. Monologhista? Ci sono colleghi che mi danno una spanna. Gli altri sono più bravi, forse io sono più forte perché creo quello che altri non fanno, l’aspettativa, l’idea dell’evento». Nell’elenco di quelli bravi in un talento, però dimentica — forse volutamente — la dote dell’improvvisazione e in questo il maestro, il numero uno, è lui. Sempre in grado di trasformare un dettaglio in un repertorio comico. «Amadeus Belzebù ha battuto il record di ascolti, ormai da cinque anni vive e bivacca qui a Sanremo. Pensate che ieri ha inaugurato un asilo, battezzato due bambini e segato due autovelox». La battuta in un lampo. E forse non è un caso che l’inciampo con John Travolta sia venuto su una gag scritta, mentre lui sa annusare l’aria comica come nessuno.
Ma ha dimostrato di essere un fuoriclasse anche quando cade. Fiorello ha avuto subito la lucidità di ammettere che il «numero» con John Travolta non era venuto granché («una delle gag più terrificanti della storia della televisione italiana»,
Mi guardo da fuori e mi dico: ma io che so fare? La verità? Mi sento artisticamente sopravvalutato, giuro Non penso di essere così bravo
ha confessato subito dopo il fattaccio in diretta). Succede. Anche a chi non succede mai. Fiorello pensava che il ballo del qua qua con la star di Hollywood potesse avere risvolti ironici. È venuta male, ma non ho ammazzato nessuno, il suo pensiero confessato alle persone con cui ha parlato. Del resto Fiorello cita sempre Bibi Ballandi (storico produttore dei suoi spettacoli): «Fa più rumore un albero che cade, piuttosto che 100 che crescono».
Un inciampo che gli ha fatto male, perché lui — perfezionista e pignolo — è il primo giudice severo di se stesso. Ma un episodio non cambia il giudizio sulle ore e ore di divertimento che ha sempre regalato (quanti sarebbero in grado di andare in onda ogni giorno per un’ora come fa lui con VivaRai2?).
Amadeus e Fiorello. Quinto Sanremo insieme. Ogni volta con una modalità diversa. Se all’inizio lo showman era la coperta di Linus su cui cullarsi, Amadeus con il tempo si è appropriato del «suo» Festival, pronto ormai a diventare sindaco ad honorem della città. Ma accanto a lui c’è l’uomo che chiunque vorrebbe avere al suo fianco, perché ti fa fare bella figura anche quando magari ti accoltella con la lama dell’ironia. Con Amadeus sono amici da 35 anni: «Ci siamo conosciuti a Radio Deejay, Cecchetto mi disse che mi affiancava a un maranza, un coatto — ha spesso ricordato Fiorello —. Il suo modo di fare era identico ad adesso. In 15 secondi siamo diventati migliori amici, nonostante avessimo stili diversi: lui non faceva le nottate in giro come me, stava a casa e si è sposato presto. È la persona più buona che conosco. E poi è un grande professionista; a quei tempi era il solo di noi su cui Cecchetto potesse fare affidamento: il programma lo portava sempre a casa. Se lo dava in mano a me o a Jovanotti, capirai... io stavo fisso in discoteca a Ibiza».