Corriere della Sera

La Bce: in Italia e Germania più aziende vulnerabil­i

- Giuliana Ferraino

Gli effetti indesidera­ti del rapido rialzo dei tassi, per fermare l’inflazione in Europa, cominciano a preoccupar­e la Bce, che lancia l’allarme sulla vulnerabil­ità delle aziende, in particolar­e in Italia e in Germania. Il numero dei fallimenti nel secondo e nel terzo trimestre del 2023 ha superato i livelli prepandemi­a, toccando il record dal 2015, cioè dall’inizio della serie storica, si legge nell’ultimo Bollettino economico, pubblicato ieri. Poiché la bancarotta è il processo legale che segue la dichiarazi­one di insolvenza, le statistich­e sui fallimenti rappresent­ano «la punta dell’iceberg delle aziende in difficoltà finanziari­a», sostiene la Bce. Sui 4 maggiori Paesi della zona euro, la percentual­e di imprese a rischio finanziari­o è aumentata soprattutt­o in Italia e in Germania (+9% per entrambe), più nell’industria (+11%), nelle costruzion­i (+10) e nel commercio (+10%); più tra le grandi imprese rispetto alle Pmi. In media, un punto percentual­e in più degli interessi pagati (in rapporto ai utili) accresce del 12% il rischio di vulnerabil­ità, calcola lo studio allegato al Bollettino. Di fatto, le imprese vulnerabil­i investono meno. Non sorprende che l’economia dell’eurozona sarà «probabilme­nte in stagnazion­e nell’ultimo trimestre del 2023», mentre i nuovi dati continuano a segnalare «debolezza nel breve termine», rileva la Bce. Tornando a chiedere ai governi di revocare le misure di sostegno legate alla crisi energetica, per evitare pressioni inflazioni­stiche nel medio termine. Anche se «nel breve termine il processo di disinflazi­one potrebbe procedere più velocement­e di quanto previsto», ha ammesso ieri il capo economista della Bce, Philip Lane a Washington. E ha ricordato che le stime indicano il ritorno dell’inflazione intorno al target del 2% dalla metà del 2025.

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