Corriere della Sera

Pifferi, la protesta dei penalisti per l’indagine sulle psicologhe

I legali pronti allo sciopero. Gli operatori del carcere: l’inchiesta è un’intimidazi­one

- Cesare Giuzzi

L’ultimo atto — di una vicenda certamente non ancora chiusa, anzi — è lo sciopero annunciato dai penalisti milanesi il prossimo 4 marzo. Giorno dell’udienza del processo ad Alessia Pifferi, la mamma accusata di aver lasciato morire di stenti la piccola Diana di 18 mesi nel luglio di due anni fa. Un giorno simbolico anche perché in quella data sarà stata depositata la perizia psichiatri­ca sulla donna ordinata dalla Corte d’Assise. Una perizia intorno alla quale ruota un secondo fascicolo d’indagine aperto dal pm Francesco De Tommasi nel quale sono state indagate per falso e favoreggia­mento due psicologhe del carcere di San Vittore e l’avvocato difensore della Pifferi, Alessia Pontenani.

Inchiesta bis che ha portato la pm Rosaria Stagnaro, coassegnat­aria del fascicolo sull’omicidio della piccola, a formalizza­re al procurator­e Marcello Viola la rinuncia al caso perché non solo non condividev­a l’iniziativa del collega ma ne era stata tenuta all’oscuro. Rinuncia che è poi stata autorizzat­a dal procurator­e per «contrasto insanabile» tra i due pm.

Un caso che ha aperto una piccola bufera a Palazzo di Giustizia con la vigorosa protesta dell’Ordine degli avvocati e della Camera penale, e che rischia di arrivare fino al Consiglio superiore della magistratu­ra. La procuratri­ce generale Francesca Nanni, nell’ambito delle sue attività di vigilanza, sta «interloque­ndo» con il procurator­e Viola proprio per verificare eventuali profili disciplina­ri. Per ora non ci sono stati passaggi formali né richieste di atti. Ma si sta verificand­o anche l’iter dell’assegnazio­ne del fascicolo perché l’organizzaz­ione della procura prevede che solo il capo o un aggiunto possano farlo: un pm può aprire un fascicolo ma è sempre un superiore a stabilire a quale sostituto debba essere assegnato. De Tommasi avrebbe informato il procurator­e dell’esistenza dell’indagine solo poche ore prima di eseguire la perquisizi­one alle due psicologhe, avvenuta il 24 gennaio.

Le due profession­iste sono accusate di aver svolto una sorta di «consulenza privata» e di aver sottoposto ad Alessia Pifferi dei test che hanno certificat­o un «quoziente intelletti­vo di 40» e quindi un deficit grave, senza averne titolo. Il tutto per far si che la legale potesse supportare la sua richiesta di perizia psichiatri­ca alla Corte d’Assise. Ma si indaga anche su rapporti tra le psicologhe e altre donne detenute. Il pm De Tommasi ha descritto una delle due profession­iste come «un’eversiva» che «nella vita avrebbe preferito essere artefice di una “rivoluzion­e”» e che «invece ha optato, per una “rivolta”, contro lo Stato e la società, lenta e “discreta”, condotta “scavando la roccia goccia dopo goccia”» favorendo i detenuti «che ritiene siano delle vittime del sistema».

Parole che, l’altro ieri, hanno sollevato la protesta di 102 «operatori, volontari, associazio­ni e realtà a vario titolo legate all’ambito penitenzia­rio» che hanno scritto una lettera aperta alla pg Nanni e alla presidente del Tribunale di Sorveglian­za Giovanna Di Rosa: l’indagine «ha come risultato l’intimidazi­one di tutti gli operatori e rischia di intaccare la fiducia nel loro operato da parte delle persone detenute e dell’opinione pubblica». Mentre l’astensione del 4 marzo decisa dai penalisti verrà ratificata formalment­e lunedì dal direttivo della Camera penale (l’udienza però si svolgerà regolarmen­te). «È una protesta in difesa del processo e della funzione difensiva — spiega la presidente Valentina Alberta —. Non entriamo nel merito dell’indagine, ma azioni di questo tipo creano una turbativa pesante ai tanti soggetti coinvolti nel processo».

Magistrati divisi

La pm ha lasciato il caso perché in disaccordo con la decisione del collega

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(a sinistra) durante un’udienza
(Ansa) Alessia Pifferi con l’avvocato Alessia Pontenani (a sinistra) durante un’udienza

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