Spade, scudi e manuali d’arme Sfide d’altri tempi al parco Lambro
In campo gli allievi dell’associazione Achille Marozzo. Iscrizioni aumentate del 40%
Le braccia tese, la lama in direzione dell’avversario. Intorno, il silenzio. Finché poi, un cenno. Il via. L’inizio. Le spade s’incrociano, i fendenti tagliano l’aria. Lo scudo para l’attacco. A risuonare è solo l’acciaio. Sembra che una delle pagine de I tre moschettieri di Alexandre Dumas abbia preso vita. Ma le armi non sono mortali e il contesto in cui il duello avviene non è la Francia del XVII secolo, ma il Parco Lambro, agosto 2024. A sfidarsi sono due allievi della sala d’arme Achille Marozzo, la più antica Europa.
L’associazione, nata nel 1997 e affiliata al Coni, si occupa di insegnare la scherma storica e di tramandare i trattati medievali e rinascimentali. In Italia l’ente dispone di 40 sedi, di cui una è presente a Milano dove si è registrato negli ultimi cinque anni un aumento di iscritti del 40 per cento. «Nell’avvicinare nuovi praticanti alla scherma storica hanno giocato un ruolo fondamentale le serie in streaming, come Game of Thrones, oppure film e libri, come il Signore degli Anelli — sottolinea Fabrizio La Rosa, referente per la Lombardia —. L’aumento si è iniziato a registrare dopo il covid: è come se le persone avessero avuto voglia di provare qualcosa di nuovo. Anzi, di antico, in questo caso».
Chi pratica la scherma storica simula i duelli che si svolgevano tra il XV al XVI secolo. Per questo, per avvicinarsi il più possibile al passato, si studiano dei manuali scritti dai maestri d’arme bolognesi del 1500: Achille Marozzo, da cui prende il nome l’associazione, e Antonio Manciolino. «Prima di poter incrociare le spade, c’è uno studio filologico — sottolinea La Rosa —. Bisogna leggere quelle pagine, interpretarle e poi replicare le tecniche. Sarebbe tutto più semplice se non fosse per il linguaggio ipertecnico e l’italiano, che non è quello dei nostri giorni». Lo studio filologico non è il solo aspetto per cui la scherma storica si differenzia da quella olimpica. «In quella del XV secolo si può colpire tutto il corpo e non esiste una pedana, su cui combattere avanti e indietro. Qui è possibile anche girare in tondo per colpire l’avversario». Un’altra differenza tra le due discipline sono le armi. «Innanzitutto, pesano di più. La spada si aggira intorno a un chilogrammo e mezzo, rispetto a quella usata nella disciplina olimpica, che è di gran lunga più leggera e maneggevole. E poi nella seconda mano reggiamo il brocchiero, uno scudo piccolo e tondo». Oltre a queste armi, durante il combattimento si può ricorrere al pugnale e indossare la cappa per avvicinarsi agli albori del combattimento.
L’arte del duello ha origini antiche. «Inizialmente aveva persino un valore giuridico. Le controversie si risolvevano a colpi di spada. Poi ha iniziato ad essere un evento sociale — sottolinea La Rosa—. Le persone accorrevano nel 1500 da ogni dove per assistere alla sfida e i duellanti si preparavano allo scontro per più di un anno a volte». Tra gli ultimi duelli nella storia, quello tra Massimo Bontempelli e Giuseppe Ungaretti. «Era l’8 agosto del 1926. I due litigarono e si sfidarono. Vinse Bontempelli. A fasciatura fatta, si riconciliarono. In questo caso più che la penna hanno affilato la spada».
Dietro l’aumento di iscrizioni per alcuni si nasconde il desiderio di dimenticare la propria età, chiudere gli occhi e ritrovarsi nel periodo dell’infanzia. «È un po’ come tornare bambini — racconta Alessandro Podenzani, 28 anni, allievo da un annetto della sala —. Ti senti un po’ come D’Artagnan e Zorro. Quegli eroi che imiti da bambino e che ti accompagnano nel percorso di crescita. Io sono andato avanti per anni leggendo I tre moschettieri». Tra gli istruttori c’è chi proviene dalla scherma olimpica e poi ha lasciato per avvicinarsi a quella storica, come Fabrizio Magistro, 37 anni. «Dopo dieci anni ho cambiato e ho trovato nuovamente la passione per il duello. La scherma storica non è uno sport, e non è riconosciuto come tale, ma si tratta di un’arte marziale: devi capire le mosse dell’avversario e prevenirle».