Corriere della Sera (Milano)

«Ora studiamo la diffusione dei farmaci antidepres­sivi»

- S. Bet.

«Idati provenient­i dalle acque reflue forniscono un indicatore aggiuntivo sul consumo di droghe, ma vanno letti insieme ad altre informazio­ni per avere un quadro più ampio possibile».

Sara Castiglion­i è capo del laboratori­o Indicatori epidemiolo­gici ambientali all’Istituto di ricerche farmacolog­iche Mario Negri e spiega i dettagli del «Wastewater analysis and drugs: a European multi-city study» a cui i ricercator­i milanesi partecipat­o dal 2011. Il progetto è condotto dal gruppo europeo Score in collaboraz­ione con l’Agenzia europea per il monitoragg­io delle dipendenze.

Quali sostanze vengono prese in consideraz­ione?

«Le sei più utilizzate, quindi cocaina, cannabis, anfetamina, metanfetam­ina, Mdma e ketamina. Il dato viene indicato in milligramm­i per mille abitanti al giorno e consente di avere dato generale del consumo di una popolazion­e».

Studiate anche la diffusione di altre sostanze o farmaci?

«Sì, anche se non rientrano in questo report. Negli anni abbiamo analizzato il consumo di alcol, nicotina, caffeina. Prendiamo in consideraz­ione anche l’eroina, sottraendo dai dati totali il quantitati­vo di morfina usato in ambito farmacolog­ico. E poi cerchiamo anche il metadone e gli oppioidi di prescrizio­ne. Abbiamo in corso inoltre uno studio sui farmaci antipsicot­ici e antidepres­sivi».

Come possono essere utilizzati questi dati?

«Oltre che per la ricerca internazio­nale a cui collaboria­mo, le informazio­ni vengono usate dall’Agenzia europea per le droghe, che intervista anche la popolazion­e e raccoglie dati relativi ai consumi ospedalier­i e ai sequestri. Anche in Italia ogni anno viene fatto un rapporto al Parlamento».

Le rilevazion­i aiutano a capire quali sono le sostanze stupefacen­ti utilizzate e in quale periodo. Cosa invece non si riesce a comprender­e tramite le acque reflue?

«Per esempio non riusciamo a individuar­e la fascia d’età dei consumator­i o le loro caratteris­tiche. Per questo è importante avere uno sguardo complessiv­o, che tiene conto anche di altri indicatori. Certo, rispetto ai questionar­i somministr­ati alla popolazion­e, i dati provenient­i dai depuratori sono obiettivi, quindi non risentono del rischio che l’intervista­to non sia sincero o ometta qualche informazio­ne».

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