Un museo per rilanciare (e riaprire) la funicolare di Lanzo
Un museo nella stazione di partenza e arrivo delle cabine, per valorizzare la storia e la cultura del territorio. Un primo passo verso il vero obiettivo: riqualificare la funicolare LanzoSanta Margherita e far ripartire lo storico impianto fermo ormai dal 1977. Il presidente del Comitato Funicolare, Adalberto Piazzoli, sogna in grande: «Ci poniamo come traguardo che tra un anno sulla facciata della nostra funicolare campeggi un cartello di cantiere che indichi data di inizio e fine lavori», ha annunciato in occasione di un open day organizzato per permettere di visitare la struttura e soprattutto rilanciare il progetto di riqualificazione. L’impianto era stato realizzato nel 1907 grazie a capitali sia italiani che svizzeri. La funivia percorre un tratto di circa 1.500 metri, con un dislivello di 600 metri. Durante il tragitto, la vista spazia sul Ceresio, su Lugano e sulle Alpi Svizzere. Prima della chiusura, nel 1977, per un grave crisi finanziaria, trasportava fino a 5 mila passeggeri al mese. Il Comitato che da anni lavora per la riattivazione della funicolare parteciperà nei prossimi mesi al bando Interreg per ottenere i fondi per avviare la riqualificazione, partendo dalla ristrutturazione della stazione di Lanzo, che sarà trasformata in un museo. «Il museo sarà finanziato con i fondi Interreg — ha ribadito Piazzoli —. e il progetto non è in conflitto con la riattivazione dell’impianto, il nostro obiettivo principale. Per finanziare la riqualificazione della funivia occorre che Regione Lombardia, proprietaria dell’impianto, pubblichi quanto prima una manifestazione di interesse alla quale siamo sicuri risponderanno numerosi soggetti pubblici e privati, italiani e svizzeri». Nel 2020, la Regione aveva messo a punto uno studio di fattibilità tecnicoeconomico che potrebbe essere la base per la riqualificazione. «La funicolare è stata un simbolo di progresso e innovazione — ha sottolineato l’assessore regionale al Turismo, Barbara Mazzali —. Per decenni, ha servito il traffico turistico e transfrontaliero, collegando in modo sostenibile la Val d’Intelvi, Valsolda e Lugano. Oggi ci troviamo di fronte ad una straordinaria opportunità di recupero. La riapertura non solo restituirebbe vita a un pezzo di storia, ma aprirebbe nuove prospettive di sviluppo economico, turistico e culturale per tutto il Ceresio e la Valle Intelvi».