Paradiso di Masneri In stile Arbasino tra Milano e Roma
Milano e Roma: due facce della stessa medaglia Italia. È così per Federico Desideri, giornalista squattrinato, spedito da viale Monza per una rivista di nicchia a Roma in un luglio di fuoco per intervistare un regista introvabile. Si perderà cercandolo, finendo in un resort di ricchi falliti che dà il titolo al secondo romanzo di Michele Masneri, «Paradiso» (Adelphi), che l’autore presenta mercoledì alle 18.30 in Triennale (viale Alemagna 6) in un incontro già tutto esaurito con Luca Guadagnino e Carlo Antonelli. Fin dall’apertura, due citazioni impostano un parallelo tra Roma e Milano, forse autobiografico: «In Desideri ho messo un po’ del mio — racconta Masneri, bresciano, che da tempo vive tra le due città —, quando arrivai a Roma a fine anni 90 la capitale era protagonista per l’arrivo del Giubileo e il prossimo è nel 2025. Un Giubileo è come un Expo, ma è più frequente, ancora i milanesi non ce l’hanno portato via». La città in cui si perde Desideri accompagnato dal bizzarro giornalista in pensione Barry Volpicelli, parente ideale del Jep Gambardella di Sorrentino, è uno spettacolo ambiguo: «È la Roma delle feste e delle terrazze, dei nobili dimenticati che inseguono le influencer per trovare nuovo smalto, è quella di Dagospia, una melma piena di contraddizioni che attraversa tra lo sconvolto e l’affascinato, dove la ricchezza vince lo stile, ma tutti si inseguono a vicenda». Sulla differenza tra le due città, infine, Masneri, giornalista di costume e cultura con un amore per Alberto Arbasino, chiude: «Milano è dominata dal risultato e dai brand e manca un po’ di ironia, tanto che i Ferragnez erano considerati la famiglia reale, Roma ha un altro ritmo, una lentezza e decadenza che nasconde tesori».