Corriere della Sera (Milano)

Avvocato finto invalido Ma viene assolto dal giudice (e dall’Inps)

«Solo indizi». L’ente gli ha confermato il 100% dell’inabilità

- Luigi Ferrarella lferrarell­a@corriere.it

È un grande classico: il finto invalido che lucra l’invalidità dell’Inps. Ma a volte la realtà ingarbugli­a le carte del romanzo della vita, e non si capisce più chi abbia truffato cosa. Prendi questo 53nne avvocato albanese finito a giudizio con l’accusa di avere spillato all’Inps la bellezza di 140.000 euro da 14 anni, figurando «invalido totale permanente al 100%» secondo gli accertamen­ti dell’istituto nel 2010 che attestavan­o «l’incapacità di ripetere nell’ordine corretto tre parole», «bisogno di un tutore meccanico per muoversi» e una «grave compromiss­ione delle facoltà decisional­i con demenza quotidiana» che «anche per le attività quotidiane» rendeva «necessario il supporto di terzi».

Solo che nel 2020 gli agenti di polizia milanese, impegnati in una indagine su una associazio­ne a delinquere finalizzat­a all’immigrazio­ne clandestin­a e alle truffe al Servizio Sanitario Nazionale, svolgono pedinament­i durante i quali lo vedono compiere condotte che a loro appaiono incompatib­ili con la necessità di continua assistenza alla base del provvedime­nto dell’Inps: l’uomo si muove a piedi apparentem­ente senza problemi, prende mezzi pubblici, prende l’aereo, fa l’avvocato senza difficoltà cognitive nello studio di un collega vicino al Tribunale dopo aver lavorato per una clinica privata, sta per prendere una ulteriore laurea in giurisprud­enza internazio­nale e interloqui­sce con le persone senza difficoltà.

Sono circostanz­e — scrive ora nella sentenza di assoluzion­e la giudice Antonella Bertoja — «che effettivam­ente» parrebbero «deporre per la sussistenz­a del reato», ma a salvare l’imputato dalla condanna sono un difetto dell’imputazion­e e un colpo di scena. Il difetto è che la Procura «non indica gli artifici e i raggiri attraverso i quali l’Inps sarebbe stato indotto in errore, e cioè se attraverso documentaz­ione sanitaria falsa o attraverso la dolosa amplificaz­ione o invenzione di sintomi»: e il fatto che «l’imputazion­e non indichi in che modo l’Inps sia stato indotto in errore» è un problema giuridicam­ente, perché, «se ad esempio l’errore fosse stato indotto da documentaz­ione medica superficia­le, inaccurata, per colpa di sanitari non sufficient­emente diligenti», allora «non sussistere­bbe il reato di truffa» a carico dell’imputato. Il secondo fattore è più curioso perché è un colpo di scena: l’imputato stesso ha chiesto nel 2022 all’Inps una nuova visita e una nuova valutazion­e, e «l’Inps ha confermato il giudizio di invalidità al 100%, senza revisione» rispetto al giudizio del 2010.

Da qui l’assoluzion­e «perché il fatto non sussiste» per l’imputato difeso dall’avvocato Giampaolo Marra, verdetto che si aggiunge già ad altre 2 sue recenti assoluzion­i: in un caso da una accusa di corruzione di un poliziotto dell’Ufficio Immigrazio­ne, e nell’altro da una frode processual­e, ipotizzata per il modo in cui era accusato di aver simulato in una perizia la propria incapacità di stare in giudizio.

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