SCUOLE OCCUPATE UN RITO SUPERATO
Il tema delle occupazioni scolastiche con relativi vandalismi ha interessato molti che hanno scritto manifestando la loro riprovazione. Come, per esempio, la lettrice Silvia Di Palma che ha espresso così la sua indignazione a proposito di quello che è successo alla SeveriCorrenti: «Scuola inagibile per ingenti danni provocati da infiltrati? Se gli studenti occupano la scuola perché dicono di voler essere autonomi e responsabili si comportino di conseguenza e rispondano dei danni che non sono riusciti ad evitare, magari riconoscendo i propri limiti e chiedendo aiuto agli “adulti”. Ora il loro diritto allo studio è a rischio e le spese di ripristino a carico nostro. L’ormai vetusto rituale delle occupazioni non ha più senso; se mai ne ha avuto, sarebbe ora di andare oltre magari in collaborazione con il corpo docente». Non si può non dare ragione alla gentile Di Palma. Sono oltre 50 anni che vanno in scena le occupazioni adducenti le motivazioni più varie: dalla rivendicazione, tanto per fare degli esempi, di libero fumo nei cortili alla solidarietà per una delle tante popolazioni oppresse nel mondo, dalla protesta per il malfunzionamento dei termosifoni alla denuncia di troppi compiti in classe. Chi più ne ha più ne metta. Del perdurare di questa ormai antiquata cerimonia siamo forse in parte responsabili anche noi giornalisti perché solo di recente abbiamo incominciato a «prendere le distanze» dal rito — e dal mito — delle occupazioni. In particolare, da quel che vediamo accadere sempre più spesso, e cioè vandalismi, devastazione e ruberie (da sanare con decine di migliaia di euro) che costringono a chiudere temporaneamente gli edifici lasciando in vacanza gli studenti. Anche per una settimana se non di più nel caso del Severi-Correnti. Ed è questo il punto dolente che rende un poco sospette le dichiarazioni degli studenti secondo i quali i cattivi, cioè vandali e devastatori, sarebbero misteriosi personaggi «venuti da fuori». Adesso è indetta una colletta per coprire i danni e i genitori si sono offerti di dare una mano a ripulire l’edificio: sarà perché sospettano che qualcuno dei loro figli potrebbe essere nel numero dei misteriosi «venuti da fuori»?