MILANO E LA SICUREZZA CAMBIANO TEMPI E MODALITÀ
Caro Schiavi, le cronache, soprattutto quelle milanesi, sono piene di notizie di reati e di lettere di lettori che sostengono (non solo oggi) di essere preoccupatissimi per questo fenomeno in costante aggravamento; ma ieri sul supplemento della «Lettura» a pagina 20 c’è la notizia di un saggio uscito adesso che sostiene il contrario: siamo in costante clamorosa diminuzione del fenomeno. Ad esempio gli omicidi sono oggi circa 300 all’anno in tutta Italia (mafia, camorra, malavita, femminicidi, tutti insieme), erano duemila alla fine degli anni 90, ma soprattutto erano circa 30mila ai tempi di Mussolini, quando si raccontava la balla galattica che con Mussolini si poteva dormire con la porta aperta... In termini di reati gravi siamo sui minimi.
Alberto Carzaniga
Caro Carzaniga, allora fine delle trasmissioni, stop al percepito, possiamo dire di vivere nel migliore dei mondi possibili? Non è proprio così. Sicuramente stiamo meglio di ieri, ma le statistiche vanno contestualizzate: non possiamo fare il benchmark tra passato e presente, certe comparazioni non tengono conto dell’evoluzione del potere criminale che fino ieri esercitavano in modo sanguinario mafie, ’ndrangheta e camorra. Oggi sono riunite nello stesso redditizio cartello della finanza tossica che può anche fare a meno della 44 magnum: si arricchisce e ricicla i proventi della droga, del traffico illecito di armi e dei rifiuti.
È cambiata la geografia del crimine, i reati diffusi sono quelli di strada, che a volte nemmeno si denunciano. Abbiamo sempre detto e scritto che Milano non è Gotham City, se mai lo è stata si deve andare agli anni 70 e 80, gli anni del terrorismo assassino e della mala di Vallanzasca, Turatello, Epaminonda, quando i conti si regolavano con sparatorie al ristorante (qualcuno ricorda la strage delle Streghe, a Moncucco, otto morti lasciati con la faccia nel piatto?). Leggerò il saggio del giurista Luigi Ferrajoli, ma continuo a pensare che a Milano bisognava alzare l’attenzione (senza allarmismo) per portare più uomini in divisa in strada: da alcuni giorni stazionano nei parchi le auto di polizia e carabinieri, una utile deterrenza. Aiutano a non cadere nell’eccesso le parole di una vittima dei rapinatori di strada, Andrée Ruth Shammah: «Non voglio che un episodio butti una luce negativa sulla mia amata Milano. Bisogna evitare che un allarme sicurezza porti alle strade deserte di sera in città».