Corriere della Sera (Milano)

LA CULTURA IN CAMPO CONTRO IL CRIMINE

- Di Isabella Bossi Fedrigotti

«Sono in arrivo 150 soldati, scrive il lettore Luigi Rancati, per tentare di rendere più sicure le strade di Milano. Quindi il problema è concreto, non è una sparata polemica, come dichiarava il sindaco. Per contrastar­e la malavita quotidiana che è chiamata microcrimi­nalità, ma per noi cittadini comuni è molto macro, la cultura può fare la sua parte. Vedi la ricca mostra di Morandi a Palazzo Reale e la splendida mostra dedicata a Giovan Battista Moroni alle Gallerie d’Italia. E che dire della mostra al Mudec dedicata a “Van Gogh – Pittore colto”. Chi scrive le ha visitate, insieme alla Galleria d’Arte Moderna, con le splendide tele di Segantini e il Quarto Stato di Pelizza, ritornato alla sua sede “naturale”. Queste frequentaz­ioni, questa ricca offerta di opere d’arte tengono lontano i cattivi pensieri generati dalla malavita quotidiana e aprono il cuore alla speranza. Una grande città come Milano attira sia Einstein che Al Capone. I geni passano sotto silenzio, i malavitosi fanno chiasso perché sparano». Anni fa, uno studio (tedesco) mise in relazione architettu­re e comportame­nti criminali, e ne risultò che nelle zone tristi e grigie della città, là dove, per esempio, il cemento si sussegue al cemento, dove non c’è un ciuffo di verde, dove le zone commercial­i sono, nelle ore notturne, senza vita e senza anima, il numero dei crimini è maggiore rispetto alle zone più curate, più calde, meno nemiche. È vero che i centri delle città tedesche, quasi tutti bombardati nel corso dell’ultima guerra, sono stati ricostruit­i senza troppa attenzione alle gradevolez­ze estetiche, però anche da noi i quartieri di aspetto desolato non mancano. Per contro, il gentile Rancati suggerisce che il bello a sua volta influenzi i comportame­nti: le mostre d’arte, i giardini in ordine, le strade pulite, i palazzi dal volto umano come contravvel­eno capace di fermare la mano a vandali, a ladri, a violenti. Il bello come bonifica del malaffare. La teoria è suggestiva, forse non del tutto irreale. Non potrebbe, per esempio, la lettura essere un buon antidoto al crimine? Del resto, le cronache mai riferiscon­o di malavitosi scoperti in poltrona con un buon libro in mano e altri libri intorno.

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