VACANZE E COMPITI: I TEMPI CAMBIANO
«Prima di Natale, scrive la lettrice Maria Rosa G., avevo letto qualcosa sui compiti delle vacanze senza badarvi più di tanto. Dopo, ahimè, ci ho badato molto. Abbiamo due figli, uno in prima media, l’altro in primo liceo scientifico di due scuole diverse pubbliche. Ebbene, al più piccolo è stato soltanto commissionato di leggere un libro mentre il maggiore ha avuto una caterva di compiti, cosa che ha rovinato le vacanze a lui come a noi. Ci eravamo presi alcuni giorni di ferie durante le feste per mostrare ai figli due città «minori» come Parma e Ferrara, ma abbiamo dovuto rinunciare perché il grande potesse, tra proteste e lamenti, fare i suoi malaugurati compiti. In viaggio sarebbe stato impossibile e la situazione era aggravata dal fatto che suo fratello poteva fare quello che voleva. Ma vorrei anche accennare all’eterno problema delle lunghissime vacanze estive che “mettono in crisi le famiglie…” Cominciando dai tre mesi di sospensione da scuola, l’impressione è che il legislatore continui a pensare che siamo come negli anni 50, quando molto meno numerose erano le donne che lavoravano e che potevano occuparsi dei figli, quando ancora c’erano nonni e nonne che vivevano in campagna e avevano tempo e modo di ospitare nipoti nella lunga stagione vuota di scuola. Oggi, se va molto bene, i genitori possono prendersi un mese di ferie: e nei due che rimangono che fare dei figli? Per chi se lo può permettere ci sono i training camp sportivi oppure lo studio delle lingue all’estero, per gli altri i soggiorni organizzati dal Comune e i campeggi delle parrocchie — che però certo non arrivano a coprire le restanti settimane di vacanza — oppure la strada. Motivi di quest’anomalia europea (siamo il Paese con la più lunga interruzione estiva delle lezioni)? La paura degli albergatori che si abbrevi la stagione e le alte temperature di giugno e settembre. P.s. Normale che di fronte a tre mesi di vuoto gli insegnanti tendano a dare molti compiti per non doversi trovare a settembre gli alunni con in testa tabula rasa. Per i dieci giorni di Natale non dovrebbero però essere altrettanto pessimisti.