Tornelli e spintoni
Oscillo come pendolo nella metropolitana milanese da quando ne ho memoria: fruitrice del più veloce e migliore tra i mezzi di trasporto, pubblici e privati. Indubbio è che nel tempo ci sia stato un potenziamento dello strumento, un aumento dello spazio raggiungibile così come un aumento dei costi e degli scioperi, ormai a cadenza quantomeno bi-settimanale. I disagi non riguardano solo i singoli cittadini, che vivono da «trasportati» in metrò, ma anche gli addetti della stessa — da chi conduce a chi controlla — in ragione del medio-basso indice di sicurezza che caratterizza il nostro colorato sottoterra.
Da qui i costi sempre più alti dei biglietti e degli abbonamenti, stante la percentuale di non paganti e l’idea di cambiare, con dispendio di ingente denaro, la forma dei tornelli per renderli meno valicabili a chi non rispetti le prescrizioni. Funzionerà? È qui che sorge il dubbio. Credo siano davvero pochi coloro i quali almeno un volta non siano stati affiancati da dietro alle porte dei tornelli da chi voglia passare senza averne accesso. Parecchi saranno, soprattutto tra anziani/e e donne, coloro che sono stati spinti per poter entrare. E, dunque, se l’ostacolo diventa più ostico, se alcuni evitavano questa modalità ricorrendo a un bel salto a ostacoli, quanti in più saranno gli spintoni? La domanda è lecita tanto quanto la speranza che questa nuova scelta funga da deterrente. Inutile nascondersi nella apodittica frase del «così si risolve il problema», almeno credo.
Elisa Cofano