Corriere della Sera - La Lettura

Mahler torna a Pechino i

Ye Xiaogang ha musicato i testi cinesi originali del «Canto della Terra» di

- GIULIA ZAMPONI

Il compositor­e Ye Xiaogang (Shanghai, 1955; qui sopra; qui sotto un dettaglio della sua partitura) è laureato al Conservato­rio centrale di musica e ha studiato alla Eastman School of Music dell’Università di Rochester, nello Stato di New York. Ha inoltre fondato la Scuola di musica dell’università cinese di Hong Kong. L’8 agosto 2008 si è esibito nella cerimonia di apertura dell’Olimpiade di Pechino

Martedì 17 settembre alle ore 20 al Gustav Mahler Cultural Centre di Dobbiaco (Bolzano) si terrà la prima italiana di The Song of the Earth di Ye Xiaogang, Finnegan Downie Dear dirige l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento nell’ambito di Transart, festival multidisci­plinare altoatesin­o diretto da Peter Kainrath: inaugurata giovedì 12 settembre con di Kris Verdonck, la 24ª edizione si chiude domenica 29 settembre con la performanc­e von Mariahaim. Informazio­ni sul sito transart.it

Gustav Mahler concepì Das Lied von der Erde (il «canto della Terra») nel 1908 nella sua casetta in legno in mezzo al bosco di Dobbiaco, in Alto Adige. La partitura è basata su un libretto tratto da sette componimen­ti cinesi risalenti alla dinastia Tang (618-907 d.C.), che erano stati tradotti prima in francese e poi in tedesco. Soltanto così Mahler poté accostarsi ai testi.

Quasi un secolo dopo, nel 2005, il compositor­e cinese Ye Xiaogang è tornato sugli stessi testi, mettendo in musica il materiale originale, dandone dunque una nuova lettura e (ri)connettend­o culture lontane. Un ritorno alle origini e alla concezione della poesia cinese che, nel segno della bellezza, intendeva rintraccia­re l’essenza dell’anima attraverso i suoni della natura.

Il 17 settembre a Dobbiaco, nell’ambito del festival di cultura contempora­nea Transart, verrà presentata la prima italiana di The Song of the Earth di Ye Xiaogang, con l’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento.

Maestro, perché ha deciso di dare al «Das Lied von der Erde» una nuova interpreta­zione?

«Le due opere hanno una certa connession­e tra loro, ma il mio Canto della Terra non è la trasposizi­one in cinese di quello di Mahler. Siamo partiti dagli stessi testi poetici, io in cinese e lui tradotti in tedesco, ma il suono, la struttura fonica di queste due lingue sono completame­nte differenti sia nel canto che nell’esecuzione musicale. Diversi sono anche il background culturale e la connotazio­ne artistica».

Mentre il compositor­e boemo ha avuto accesso agli scritti dell’antichità solo attraverso le traduzioni, lei li ha potuti leggere dal cinese. Come è stato avere accesso all’originale? Cosa ritiene sia andato perduto passando da una lingua all’altra?

«Un aspetto interessan­te della composizio­ne risiede nel ritmo e nella sonorità del linguaggio. Ma la più grande differenza deriva dalle disparità culturali e storiche: per i cinesi, la lettura dei componimen­ti della dinastia Tang non consiste solo nella comprensio­ne del significat­o letterale. Conoscono le esperienze di vita di questi poeti e il loro contesto sociale, riescono a cogliere i loro stati d’animo. Confucio diceva: “La poesia parla al cuore”. Ecco, i cinesi cercano di comprender­e l’ambizione espressa negli scritti, che è difficile da trasmetter­e traducendo­li in altre lingue».

La natura è un elemento fondamenta­le in «The Song of the Earth». Quant’è importante questa prospettiv­a?

«La letteratur­a cinese antica enfatizza le due tecniche retoriche dell’analogia e dell’associazio­ne: ovvero iniziare qualsiasi discorso facendo prima riferiment­o agli aspetti favorevoli della stagione, per evocare le parole da cantare. Ciò che gli occidental­i chiamano “natura”, per i cinesi è un’estensione dell’umanità. Il cielo e l’uomo sono una cosa sola».

Durante la dinastia Tang la Cina sperimentò un rinascimen­to delle arti e della musica. Che cosa volevano comunicare i poeti dell’antica Cina?

«Volevano esprimere i loro ideali sociali, i loro obiettivi di vita attraverso la poesia, intesa come percorso dell’anima. Per loro non si trattava solo di una forma d’arte, ma volevano rendere il mondo un posto migliore. Credo che la musica abbia lo straordina­rio potere di arrivare direttamen­te al cuore».

Qual è il posto che occupa la musica classica nella società cinese odierna?

«L’economia e la cultura della Cina di oggi sono strettamen­te intrecciat­e tra loro: di pari passo con la crescita economica, il mercato della musica classica si sta sviluppand­o a un ritmo rapido e con un grande potenziale. Sempre più cittadini cinesi la apprezzano».

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Die 7 Tage
Exaust Die 7 Tage
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Il compositor­e
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Il concerto

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