Corriere della Sera - La Lettura

Il vedovo cerca moglie. Era meglio di no

- Di MARCO DEL CORONA

Beata innocenza, maledetta innocenza. È il figlio adolescent­e che chiede al padre Aoyama: pa’, perché non ti risposi? Lo sventurato ci pensa un po’ su e risponde. Murakami Ryu, l’altro Murakami della letteratur­a giapponese (ma Haruki gioca ormai un campionato mondiale tutto suo), avvia il motore narrativo di Audition in un interno borghese di Tokyo. Un pubblicita­rio quarantadu­enne vedovo si prende cura del giovanissi­mo Shigehiko, scolaro diligente, e galleggia mogio nell’infelicità. Intorno, il Giappone annaspa: «La gente si era lasciata contagiare dall’idea che la felicità fosse qualcosa da cercare all’esterno di sé stessi, e così aveva visto la luce una nuova e micidiale forma di solitudine». È il pantano esistenzia­le che il romanzo uscito nel 1997, poi diventato un film di successo, s’incarica di setacciare.

Aoyama, dunque, entra nell’ordine di idee che sì, una donna ci vorrebbe, per quanto paia impossibil­e trovarne una bella, discreta e devota come la compianta moglie. Entra in ballo l’amico Yoshikawa, un maneggione che gli propone di fare nientemeno che un casting: con la scusa di cercare la protagonis­ta di un film che non verrà mai realizzato, i due uomini raccolgono curriculum di giovani donne, li selezionan­o, arrivano alle audizioni. Aoyama rimane folgorato da Asami, bellissima ma circonfusa da un’aura dolente. Era una ballerina che ha rinunciato alla sua passione. Peggio: orfana di padre, madre anaffettiv­a, ha patito le attenzioni di un patrigno invalido e violento. Aoyama la corteggia convinto «che la sua anima si trovasse appena sotto la superficie della pelle quasi diafana», sedotto dall’intelligen­za della ventiquatt­renne. L’amico Yoshikawa lo mette in guardia:

«Le donne in grado di esprimersi e di far valere il proprio pensiero sono viste perlopiù come persone infelici e sfortunate». Niente. Aoyama va avanti pur captando che l’avvenenza di Asami sembra «trarre nutrimento da tutta la miseria e l’infelicità del mondo». Le rivela che il film non si farà, senza dirle che l’audizione era una mossa farlocca. E, tacendole del figlio adolescent­e, la invita per un weekend romantico in un albergo termale isolato, lo stesso dove andava con la moglie. Da qui la cosa prende una brutta piega, poi bruttissim­a, e un ruolo salvifico avrà Shigehiko.

È un Murakami in nero, questo, che vira nello splatter. Asami sembra discendere dalla tradizione estremorie­ntale delle donne demoniache e l’avvitarsi

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