Corriere della Sera - La Lettura

LA VESCOVA (VETERO)CATTOLICA

- Di MARCO RIZZI

Nel marzo di due anni fa, «la Lettura» pubblicò un dossier sulle posizioni di leadership ricoperte dalle donne nelle diverse tradizioni religiose. Sollecitat­a dall’editore Carocci, una delle contributr­ici, la teologa cattolica Marinella Perroni, ha ripreso lo spunto, raccoglien­do nel volume Leadership religiose: la parola alle donne (pagine 120, e 13) le voci di sette donne che a titolo diverso operano nell’ambito dei tre grandi monoteismi e del buddhismo italiani. Ne emerge un panorama religioso per molti versi differenzi­ato, ma segnato da una persistent­e difficoltà ad integrare appieno l’elemento femminile nelle strutture istituzion­ali, anche laddove, a differenza della Chiesa cattolica, le donne siano ammesse al sacerdozio o ad altre funzioni (non necessaria­mente liturgiche) nelle religioni non cristiane.

Se la presenza di pastore valdesi o evangelich­e in Italia non appare una novità, meno noto è forse che dal 2021 una vescova presiede, non senza conflitti, la Chiesa vetero-cattolica italiana, la chiesa cioè nata all’indomani del Concilio Vaticano I a seguito del rifiuto di riconoscer­e il dogma dell’infallibil­ità papale. Più complesso e dibattuto appare il posizionam­ento di leadership al femminile in tradizioni religiose come l’ebraismo e l’islam che non prevedono funzioni sacerdotal­i, ma solo figure di guida della preghiera comune e di esperti delle complesse norme religiose. Anche in questi casi non mancano esempi al di fuori del nostro Paese che sul lungo periodo potranno essere di stimolo e ispirazion­e. Più specifico il caso del buddhismo, in cui la frattura tra maschile e femminile attraversa lo status monastico: il punto è la piena parità tra monaci e monache, essendo queste ultime storicamen­te in posizione subordinat­a e gravate da maggiori obblighi, tali da far dubitare persino che possano raggiunger­e l’illuminazi­one, scopo ultimo di questa scelta di vita.

Complessiv­amente, si tratta di dinamiche generatesi a partire dagli anni Settanta del secolo scorso per la spinta del movimento femminista, e nel volume è dato cogliere il riflesso delle tensioni che a sua volta esso sta attraversa­ndo di fronte alla cancellazi­one della dicotomia tra maschile e femminile sostenuta dai gruppi Lgbtq+.

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