Corriere della Sera - La Lettura
I tre poli del nuovo mondo (e l’Europa non c’è)
scorrono le slide con le curve della crescita che indicano impennate impressionanti delle quote di Pil mondiale prodotte dalle economie asiatiche, mentre quelle dell’Unione Europea e della Russia ristagnano e quella degli Stati Uniti cresce di poco.
L’ultima immagine colpisce più di tutte. È una mappa del mondo tripolare nella quale campeggiano le immagini di tre animali: un grande panda per la Cina, il volto di una tigre che copre il profilo del subcontinente indiano, un’aquila per gli Stati Uniti. Nulla sulle mappe dell’Europa e della Russia.
La discussione che avvia alla fine con gli studenti, la continuiamo, poi, di nuovo nel suo ufficio.
Fa impressione vedere l’Europa scomparire dalla sua mappa del mondo tripolare. Un continente che è ancora un mercato enorme: alto reddito, buoni livelli d’istruzione, elevata qualità della vita...
«Beh, l’Europa di certo non sparisce. Avrà anche in futuro un ruolo politico centrale. Se nel 2030 avremo un’Unione Europea che comprenderà anche l’Ucraina, assisteremo a una trasformazione storica delle dinamiche politiche internazionali. Anche tutta l’area del Caucaso sarà attratta verso la Ue. Con un conseguente maggiore isolamento della Russia».
Ma nel suo schema l’Europa rimane in seconda fila con livelli di sviluppo economico analoghi a quelli dell’ex impero sovietico che, guerre a parte, è in recessione demografica e industriale, con la produzione concentrata nel settore bellico. Grande forza solo nell’estrazione di petrolio, gas e altri minerali, ma l’era dei combustibili fossili volge al termine...
«Credo che la Russia abbia possibilità di sviluppo industriale in altri campi, come la microelettronica, fin qui sottovalutati. E l’estrazione di idrocarburi resterà strategica per molti anni ancora. Ma, anche se dovesse tornare a crescere, Mosca non potrà mai competere per dinamismo con le tigri asiatiche. Fino all’attacco di Hamas, Vladimir Putin rappresentava l’unica grossa anomalia rispetto a equilibri mondiali basati su obiettivi di crescita, oltre che su ambizioni geopolitiche. La guerra contro l’Ucraina, il suo modo di tentare di ridare alla Russia un ruolo di grande potenza, ha avuto l’effetto opposto. Un affare per la Cina: Mosca indebolita, più lontana dall’Europa, più dipendente da Pechino che, oltretutto, ottiene gas e petrolio a buon mercato. Secondo vantaggio per la Cina: Stati Uniti meno concentrati sul Pacifico. Detto tutto questo, quando esaminiamo i dati delle sei grandi potenze del mondo — Europa, Giappone, Russia, India, Cina e Stati Uniti — vediamo che in tutte le previsioni internazionali le prime due, con le loro preoccupazioni esclusivamente difensive, ristagnano o avranno tassi di crescita economica molto limitati, mentre la Russia ha problemi ancora più gravi. Restano le altre tre: l’America in crescita moderata, ma ancora leader sul piano tecnologico e militare. E poi India e Cina, che rimangono su una traiettoria di rapida crescita.