Corriere della Sera - Io Donna
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sua stanza è stata venduta all’asta SEGUITO per 100mila dollari) ed ebbe un incontro decisivo con il poeta Allen Ginsberg, che più avanti lo avrebbe accompagnato nel tour Rolling Thunder Revue. E così, quasi all’infinito: nel 1966 Andy Warhol vi girò il film sperimentale The Chelsea Girls, offrendo uno spaccato della vita di vizi e piaceri dei clienti.
Dall’altra parte della costa, a Los
Angeles, a ospitare generazioni di élite hollywoodiane fu lo Chateau Marmont: fondato nel 1929 - e ancora famosissimo - in quel castello di Sunset Boulevard albergò per mesi James Dean (si dice che lì fu concepito il film Gioventù bruciata). Vivien Leigh abitò la suite 5D arricchendola nd dei suoi Picasso e Renoir e di decine di foto del suo amore Laurence Olivier, con il quale aveva appena concluso la relazione.
Qualche anno dopo, stabilitosi in un bungalow, uno psichedelico Jim Morrison aveva l’abitudine di dondolarsi dai balconi: una volta cadde, rischiando perfino di morire.
Robert De Niro, che abitò in una suite del Marmont per un paio d’anni, nel 1982 fu testimone della notte di droga ed eccessi che avrebbe annientato il suo amico John Belushi. Il giorno successivo, dopo una mattina di inutili telefonate, la sua morte gli venne confessata dallo staff dell’hotel.
Ossessioni a 5 stelle
Allo stesso Chateau Marmont, si disse poi, il miliardario Howard Hughes risiedeva in stanze vista piscina per ammirare giovani starlet col binocolo.
Ma fu soprattutto il Beverly Hills Hotel a custodire le più stravaganti memorie dell’aviatore divenuto regista, che per trent’anni nel suo bungalow trovò quella privacy destinata a ossessionarlo. Riservò numerose stanze per staff e fidanzate, chiedendo una personale cabina telefonica in camera e sandwich serviti sul ramo di un albero, per poterli recuperare in solitudine.
Poco distante, ancora oggi si ammirano i bungalow dove Marilyn Monroe visse per anni a intermittenza, fino a pochi mesi prima della sua scomparsa.
Dimore a 5 stelle per star tristi e felici, fra splendori e miserie su cui qualcuno seppe anche ironizzare: Oscar Wilde, dopo aver vissuto nell’indigenza nel parigino Hôtel d’alsace (dove lasciò non pochi debiti), si congedò al mondo chiedendo champagne ai propri amici ed esclamando: «Ahimè, sto morendo al di sopra delle mie possibilità».