Corriere della Sera - Io Donna
Quello che gli uomini non dicono
Lilli Gruber e la maleducazione che uccide il sesso
Quando eravamo ragazzi c’erano i giornaletti, e in ogni gruppo c’era quello incaricato di reperirli (l’incaricato nel nostro gruppo ora fa il ginecologo; sarà sicuramente un caso). Poi sono arrivate le videocassette. Quindi i dvd. Ora basta un click in rete. Età media di accesso: dodici anni. L’età delle prime pulsioni, non a caso. Stiamo delegando l’educazione sessuale dei nostri giovani alla pornografia. Che è molto più spinta, violenta, estrema di quella di mezzo secolo fa. Ed è anche molto più facilmente fruibile.
Le conseguenze sono evidenti. Perché la vita, per fortuna, non è un set pornografico. Molti però tendono a riprodurlo. Dando per scontato che le donne, quelle vere, siano le stesse che vedono in rete: disposte a subire violenza, a farsi umiliare, ad affrontare da sole cinque o dieci uomini. Alcune delle violenze di cui sono piene le cronache dei giornali nascono da qui. Poi certo sono casi limite, per quanto gravi. Ma il sesso sta perdendo la sua componente non dico sentimentale o spirituale, ma financo emotiva. Sta diventando tra i giovani una via di mezzo tra l’attività fisica e l’imposizione della propria personalità, il soddisfacimento del proprio narcisismo. Certo non tutti si riconoscono in questo schema. Tanti però restano così tagliati fuori dalle relazioni sessuali. Magari ricorrono anche loro alla pornografia, e lì si fermano. La vita virtuale sostituisce la vita reale, ancora una volta, pure nel settore più delicato, misterioso, prezioso della vita stessa.
Per tutte queste ragioni è utile, ai ragazzi e ai loro genitori e nonni, leggere il nuovo libro di Lilli Gruber, Non farti fottere, appena pubblicato da Rizzoli. E complimenti all’autrice per il coraggio di affrontare un tabù. E di andare contro i padroni della rete, che non arretrano di fronte a nulla pur di accumulare denaro e potere sulle nostre anime.