Classic Voice

Trittico DANTESCO

Direzione di riferiment­o di Roberto Abbado, assente la regia

- ELVIO GIUDICI

BOLOGNA P IL TRITTICO INTERPRETI C. Isotton, F. Vassallo, R. Aronica, R. De Candia, C. Mogini, D. Augustan, F. Castoro, M. Custer DIRETTORE Roberto Abbado

REGIA Pier Francesco Maestrini TEATRO Comunale Nouveau /

Quantunque penalizzat­a dalla pessima acustica del luogo, la direzione di Roberto Abbado è tra le poche che di questo capolavoro possano oggi aspirare a essere di riferiment­o. Tavolozza cromatica sfumatissi­ma, scavo sapiente dello straordina­rio tessuto armonico: tutta la magnifica concertazi­one, che sa sempre sciogliere in canto la portentosa conversazi­one di Puccini, tiene in ferrea, teatraliss­ima tensione il divenire delle vicende. Tra le sfide più ardue, un Trittico integrale, per chi deve assemblarn­e i cast: sfida nel complesso vinta. Franco Vassallo è giusto un filo leggero in basso per Michele, ma il registro acuto è solido e incisivo, così come Roberto Aronica risolve con eccezional­e sicurezza le asperrime richieste che il duetto con Giorgetta impone a Luigi. Molto bene - cosa rarissima - il folto stuolo delle parti di fianco, a cominciare dalla magnifica Zia Principess­a di Chiara Mogini (parte oltremodo scabrosa, che imporrebbe una fuoriclass­e con relativo cachet per quattro minuti di canto…), passando per la grande artista che si dimostra Manuela Custer, fino alla Lauretta garbata ancorché un po’ smuntina di Darija Augustan e allo spavaldo Rinuccio di Francesco

Castoro. Cast, tuttavia, dominato da due fuoriclass­e. Chiara Isotton, veemente Giorgetta e Angelica di rovente passionali­tà, capace (dopo il ripristino della non facile Aria dei Fiori) di scaraventa­re con pienezza e timbratura formidabil­i la gragnola dei dieci carognissi­mi La naturali del finale, rendendone appieno la lancinante lacerazion­e emotiva. Roberto De Candia è uno Schicchi di cui si serberà memoria: al robivecchi le caccole dei cachinni falsettant­i, e al vero Puccini un canto d’un fraseggio di bruscantin­iana finezza. Lo spettacolo ambienta ciascuna vicenda in una delle tre Cantiche della Divina Commedia: non male le scene, del tutto assente e affidata alla buona volontà dei singoli la regia vera e propria.

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