Terremoto GATTI
L’Alfa e l’Omega di un Beethoven vitalissimo e sussultorio
MILANO BEETHOVEN
SINFONIE N. 1, 2 E 7
DIRETTORE Daniele Gatti
ORCHESTRA Mozart
★★★★★
ROMA BEETHOVEN
SINFONIE N. 8 E 9
DIRETTORE Daniele Gatti
ORCHESTRA E CORO di Santa Cecilia
★★★★★
Per singolare coincidenza Daniele Gatti ha diretto Prima, Seconda e Settima di Beethoven con l’Orchestra Mozart, per la milanese Società del Quartetto, poco prima di tuffarsi nell’integrale delle Sinfonie beethoveniane con l’Orchestra di Santa Cecilia. Chi ha ascoltato, di questo ultimo ciclo, Ottava e Nona, ha avuto una preziosa occasione di confronto tra la produzione giovanile e quella tarda di Ludwig van, con lo stesso direttore posto di fronte a un’orchestra da camera e a una grande orchestra sinfonica. Più che di tre stili con Gatti si può parlare di una progressiva rivelazione di un identico mondo sonoro, che “bussa alla porta” già nella Prima Sinfonia. La rivoluzione non può attendere e si manifesta da subito in accenti che terremotano la costruzione classica come piccole ma incisive scosse. Le “crepe” si vedono in maniera ancora più netta in una Seconda di umorismo contagioso e rivelatore: quello che pervade lo Scherzo, col suo attacco crepitante, o l’Allegro molto finale, con l’incipit trattenuto di un soffio e poi precipitato, mai sentito, è andato molto oltre il
ludus haydniano. La Mozart, in assetto da camera, sfodera un virtuosismo e una flessibilità difficilmente riscontrabili altrove. Con Settima, Ottava e
Nona Gatti registra il passaggio alla “grande retorica”, come se quei gesti prorompenti fossero diventati linguaggio: dalla Settima, più tripudiante ed eccitata che solenne, si passa a una
Nona sfidante (più per l’orchestra che per il coro ceciliano, solisti Blanch, Filipponi, Richter, Shanahan), in cui il direttore dà un magistrale saggio sui “topoi” musicali. Temi, incisi e motivi “scolpiti” con evidenti, e mai gratuite, variazioni agogiche. Solo nell’Ottava, che è in realtà una sinfonia paradossale, si ritrae dietro lo schermo di un più prudente classicismo, anche nella scelta di un organico ridotto all’osso.