L’ITALIA CHE VORREMMO…
Wir wünschen uns ein Italien, in dem die Politik sachlich - ohne Anbiedern und skurrile Ausdrucksweise - auf die Probleme der Bevölkerung eingeht.
…è quella in cui il dibattito politico tornasse a essere civile, acceso e aspro quando serve, ma fondato sul riconoscimento dell’altro e sul rispetto reciproco. Quando si tratta di istituzioni, la forma è sostanza. L’insulto e lo sberleffo sono a malapena sopportabili allo stadio, ma se vengono dalle più alte cariche dello stato, allora c’è un problema ed è un problema grave. Risale a poco tempo fa uno scambio di insulti pesanti tra il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca (Partito democratico) e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. De Luca, in una conversazione privata, si era riferito a Meloni con un’ingiuria che qui non possiamo ripetere. A un incontro ufficiale, di fronte alle telecamere, Meloni si è presentata a De Luca usando per definirsi, molto poco istituzionalmente, lo stesso insulto. E questo non è che la punta dell’iceberg. Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che essere vicini alla gente, vicini al popolo, voglia dire liberarsi da ogni forma in favore del culto del “parla come mangi”. L’élite finge di non essere tale e, dal pulpito delle trasmissioni TV, ripete: “Datemi del tu, chiamatemi per nome, io sono come voi, sono uno/una di voi. Dico pure le parolacce, proprio come fate voi”. Come se, a chi lavora e non arriva alla fine del mese, bastasse la confidenza di chi comanda per risolvere i problemi. L’Italia che vorremmo è quella in cui, per chi governa o fa le leggi, stare vicino alla gente volesse dire ascoltarne i bisogni, comprenderne i problemi e magari, per una volta, cercare di risolverli.